SOLIDARIETA' CONCRETA

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venerdì 31 maggio 2013

Luigi Casel Libreria La Città del Sole Bussoleno - venerdì 31 maggio h. 18.00



                      Libreria La Città del Sole
Via Walter Fontan , 4  Bussoleno

oggi h. 18.00

Presentazione dell'ultimo libro
di Luigi Casel
"Il terzo colle"




La vita può trascorrere con il tempo giusto oppure gli eventi possono susseguirsi senza sincronia. 

Claudio non è mai riuscito ad incontrare i suoi sogni nel momento in cui era possibile viverli. E' arrivato sempre un attimo prima o un secondo dopo. 

Il racconto percorre un anno e mezzo di vita in cui il cinquantenne tenta disperatamente di riallineare i tempi, nella speranza di poter finalmente realizzare anche una sola delle sue emozioni.

Intervista Radio Black Out a Juri Di Molfetta e Matilde di Eris Edizioni


Ecco il link per scaricare il file mp3 con l'intervista:



Juri Di Molfetta lavora come operatore nel servizio per l'orientamento presso la cooperativa Parella a Torino.

Ha pubblicato nel 2011 "Quasi sveglio" con D. Tosatto e nel 2013 "Oggi tocca a me. Una guerra per bande", sempre con Eris edizioni




Ecco il link per scaricare il file mp3 con l'intervista:

Per informazioni più dettagliate sull'editore, rimandiamo direttamente al sito:

mercoledì 29 maggio 2013

FRANCA RAME


Possiamo dire: "non è un bel periodo"....

dopo Don Andrea Gallo, oggi se ne è andata anche Franca Rame


Franca Rame

Fra i fiumi di inchiostro e di byte che si sono riversati in queste ore sulla carta e sul web, scegliamo per ricordarla l'articolo di Monica Lanfranco su Il Fatto Quotidiano, anche perché, fra i mille fronti di lotta politica e civile in cui era coinvolta l'artista, fa riferimento al suo impegno sul tema della violenza sulle donne, tema, purtroppo, sempre e più che mai di attualità in questi giorni:







Il grande cuore di Franca
di Monica Lanfranco - 29 maggio 2013

Per chi appartiene alla generazione degli anni ‘60, per chi ha fatto politica e attivismo a sinistra e nei movimenti delle donne Franca Rame è stata prima di tutto una voce, e un corpo. La sua parole scandite con voce arrochita nei teatri italiani, la sua presenza scenica potente, pure nella strabordante preminenza di quella del suo compagno Dario Fo sono vivissime nella mente di chi ebbe la fortuna di ascoltarle.
Quelle parole, in particolare: la sua testimonianza di stupro. Con un coraggio straordinario Franca Rame dette voce a tutte le donne violentate, in tempi in cui ancora poco si parlava di stupro. Calcò la mano sulla matrice dell’odio maschile verso di lei, verso il suo corpo di donna, che in quel caso veniva da uomini fascisti che la odiavano perché comunista, ma riuscì a mettere in luce, forse per la prima volta in modo chiaro e preciso, che la violenza sul suo corpo andava oltre il disprezzo politico: era la punizione scelta nei suoi confronti perché era una donna, prima di tutto, e una donna la si violenta per distruggerla, mortificarla, annullarla. Un messaggio per lei, e per le altre. Tutte.
Ascoltai quel monologo a Genova, in un teatro periferico perché erano tempi nei quali la proposta Fo/Rame non poteva calcare le scene dei teatri accreditati dai salotti buoni. Lo stupro di Franca, raccontato da lei pubblicamente nonostante le minacce di morte ricevute dai suoi aguzzini, diventato un pezzo di storia dolorosa del percorso della libertà delle donne italiane, oggi viene per fortuna rilanciato attraverso i social media e la rete, e va condiviso e proposto nelle scuole, così come anche il documentario Processo per stupro, che la Rai trasmise a ora tarda scatenando le ire di mezzo paese.
Il monologo di Franca Rame non fu sempre accolto, anche a sinistra, con benevolenza: accanto infatti all’ovvia acredine fascista, che si rovesciò su di lei giubilando perché una “cagna comunista era stata giustamente punita” ci fu chi stigmatizzò il suo “eccesso femminista”: Franca Rame andava bene finché stava in ombra a fianco del grande Dario, ma quando si mise in prima fila con quell’outingruppe, anche a sinistra, un tabù.
In un’intervista che ebbi la fortuna di farle proprio dopo quella esibizione genovese mi disse, lei che era stata violentata da squadristi di destra: ”La violenza sulle donne non ha colore, è fatta sulla donna perché è una donna. E viene da ogni parte.”
Una affermazione, allora come ora, di enorme coraggio e lucidità.

Intervista Radio Black Out a Marco Rovelli

Ecco il link per scaricare il file mp3 con l'intervista:

Download - Intervista a Marco Rovelli 16 maggio 2013

Marco Rovelli
Marco Rovelli (Massa1969) è uno scrittore e musicista italiano. http://www.marcorovelli.it/


Come scrittore, oltre che per il libro di poesie Corpo esposto, pubblicato nel 2004, Rovelli è giunto alla notorietà nel 2006, con il libro Lager italiani, un "reportage narrativo" interamente dedicato ai centri di permanenza temporanea (CPT), raccontati attraverso le storie di coloro che vi sono stati reclusi e analizzati dal punto di vista politico e filosofico. Nel 2008 ha pubblicato Lavorare uccide, un nuovo reportage narrativo dedicato ad un'analisi critica del fenomeno delle morti sul lavoro in Italia. Nel 2009 ha pubblicato Servi, il racconto di un viaggio nei luoghi e nelle storie dei clandestini al lavoro. Sempre nel 2009 ha pubblicato il secondo libro di poesie, L'inappartenenza. Nel 2012 ha pubblicato Il contro in testa e il romanzo La parte del fuoco (quest'ultimo uscito nella collana curata per Barbès dal critico Andrea Cortellessa). Suoi racconti e reportage sono apparsi su diverse riviste, tra cui Nuovi Argomenti. Collabora con il manifestol'Unità - sulla quale tiene una rubrica settimanale - e alfabeta2. Ha fatto parte della redazione della rivista online Nazione Indiana. Collabora con Transeuropa Edizioni, per cui cura la collana "Margini a fuoco" insieme a Marco Revelli.

Come musicista, dopo l'esperienza col gruppo degli Swan Crash (formazione musicale attiva nella seconda metà degli anni '90 sulla scena musicale toscana, che aveva pubblicato un unico cd autoprodotto, dal titolo GraviDanze Lievi), l'affermazione di Marco Rovelli come cantante è legata alla vicenda musicale dei Les Anarchistes, gruppo vincitore, fra le altre cose, del  premio Ciampi 2002 per il miglior album d'esordio. Oltre che come cantante, la figura di Marco Rovelli si afferma all'interno del gruppo (che spesso ha rivisitato antichi canti della tradizione anarchica e popolare italiana) anche come autore delle canzoni. Nel 2007 ha lasciato il vecchio gruppo e ha iniziato un percorso come solista. Nel 2009 ha pubblicato il primo cd, libertAria, nel quale ci sono canzoni scritte insieme a Erri De LucaMaurizio Maggiani e Wu Ming 2, e al quale hanno collaborato Yo Yo Mundi e Daniele Sepe. A Rovelli è stato assegnato il Premio Fuori dal controllo 2009 nell'ambito del Meeting Etichette Indipendenti.
In campo teatrale, dal libro Servi Marco Rovelli ha tratto, nel 2009, un omonimo "racconto teatrale e musicale" che lo ha visto in scena insieme a Mohamed Ba, per la regia di Renato Sarti del Teatro della Cooperativa. Nel 2011 ha scritto un nuovo racconto teatrale e musicale, Homo Migrans, diretto ancora da Renato Sarti: in scena, insieme a Rovelli, Moni OvadiaMohamed Ba, il maestro di fisarmonica cromatica rom serbo Jovica Jovic e Camilla Barone. Insegna storia e filosofia nelle scuole superiori secondarie.
Ha pubblicato:
  • Corpo esposto, Memoranda, 2004.
  • Lager italiani, Bur, 2006.
  • Sacrifices, Stampa Alternativa, 2007; prefazione, cura e traduzione del testo di Georges Bataille.
  • [a cura di, con Giulio Milani] I persecutori, Transeuropa, 2007 (antologia di narratori).
  • Lavorare uccide, Bur, 2008.
  • [a cura di] Con il nome di mio figlio. Dialoghi con Haidi Giuliani, Transeuropa, 2009.
  • Servi, Feltrinelli, 2009.
  • L'inappartenenza, Transeuropa, 2009.
  • Il contro in testa, Laterza, 2012.
  • La parte del fuoco, Barbès, 2012.


Discografia
con Les Anarchistes:
come solista:

(da Wikipedia)

Intervista Radio Black Out a Gioacchino Criaco

Ecco il link per scaricare il file mp3 con l'intervista:

Download - Intervista a Gioacchino Criaco 9 maggio 2013

Gioacchino Criaco

Gioacchino Criaco nasce ad Africo, un paesino dell’entroterra aspromontano. Figlio di pastori, in giovane età inizia a meditare su una nuova trattazione letteraria dell'Aspromonte e luoghi limitrofi, data la scarsa divulgazione degli stessi. Si laurea in giurisprudenza a Bologna, ma esclude l’attività forense per avvicinarsi al mondo della letteratura calabrese, in quel momento assai sparuto.
Dopo anni di sperimentazione, nel 2008 pubblica Anime nere, il suo primo romanzo, di grande impatto socio-culturale. Inaugura così il noir di matrice calabrese.
Criaco racconta e descrive quelle realtà minori al limite della civiltà, che nonostante facciano parte di un contesto territoriale inserito in una nazione sviluppata e democratica sembrano proseguire a vivere di leggi e tradizioni proprie, a dimostrazione di una distanza fisica e politica forse irriducibile. Una sua analisi lucida e puntuale della situazione calabrese la troviamo negli editoriali pubblicati su Zoomsud.it, larivieraonline.com. Calabria Ora, Sole24ore.
Ha pubblicato
  • Anime nereRubbettino, Soveria Mannelli, 2008 (tradotto in francese col titolo Les âmes noires, Métailié, Parigi, 2011;
  • ZefiraRubbettino, Soveria Mannelli, 2009;
  • American TasteRubbettino, Soveria Mannelli, 2011.
da Wikipedia

martedì 28 maggio 2013

Aspettando.. Una Montagna di Libri vol. 2 RADIO BLACK OUT

Interviste realizzate dalla redazione della trasmissione "Radio No TAV",
in onda ogni giovedì dalle h 13,00 alle h 14,30 sulle libere frequenze di


Radio Black Out 105.25 FM



per "Aspettando.. Una Montagna di libri contro il TAV vol.2" ad alcun* scrittori/scrittrici che saranno presenti dal 7 al 9 giugno 2013 tra Bussoleno e la Clarea.

- giovedì 9 maggio,  Gioacchino Criaco http://www.inaspromonte.it/
- giovedì 16 maggio, intervista a Marco Rovelli http://www.marcorovelli.it  

  introdotta dal suo brano musicale "Libera Val di Susa - 27 giugno 2011"
- giovedì 23 maggio 2013, intervista a Matilde di Eris Edizioni, per la 
  presentazione del libro "Filastin - L'arte di resistenza del vignettista palestinese
  Naji Al-Ali" http://www.erisedizioni.org/

Nei prossimi post, audio e informazioni sugli autori.

Giovedì 30 maggio, intervista a Cecco Bellosi


Cecco Bellosi lavora come operatore sociale per il recupero di tossicodipendenti.

Laureato in filosofia, ha insegnato fino al 1979. Da quindici anni si occupa di persone con problemi di dipendenza da sostanze stupefacenti. Attualmente è il coordinatore di comunità e case alloggio per malati di Aids. Nel 1991 è stato tra i soci fondatori della LILA (Lega italiana per la Lotta all'Aids). Ha collaborato all'Annuario sociale e al Rapporto sui diritti globali 2003.

Ha pubblicato:

Con i piedi nell'acqua. Il lago e le sue storie, Milieu Edizioni, 2013
Piccoli Gulag, DeriveApprodi, 2004
Il paese dei contrabbandieri, Nodolibri, 1995







lunedì 27 maggio 2013

Aspettando.. Una Montagna di Libri vol. 2


Bussoleno - Giovedì 6 giugno ore 21 presso la Credenza




Presentazione del libro di  
TAVO BURAT (Tabor Edizioni)

Fra Dolcino e Margherita 
tra messianesimo egualitario e resistenza montanara

Durante la serata sarà proiettato il video: 
"Ritornare selvatici , 
le parole nomadi 
di Tavo Burat".

Anteprima del video su:


Tavo Burat (1932-2009), pseudonimo di Gustavo Buratti, biellese.
Piemontese e al tempo stesso cittadino del mondo, ha lasciato il segno indelebile in tutte le battaglie combattute in Europa e nel Mondo a partire dagli anni '50 ad oggi contro tutti i totalitarismi e a favore delle minoranze, linguistiche e non, nelle quali - con aperto e a volte sarcastico e più che giustificato dissenso verso l'ufficialità accademica e politica - ricomprendeva tutte le lingue di tutti i popoli. Anche e soprattutto quelle non riconosciute e tutelate dal potere degli Stati. Viaggiò a lungo e lontano ma la sua casa rimaneva il Piemonte, Biella la sua città. Suo "manifesto" forse più conosciuto, la poesia Piemontèis che i mi son, con il celebre verso: "'L piemontèis a l'é mè pais". "Il piemontese è il mio paese".

Tomaso Montanari - Grande Cortile


“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.
Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione.”
Costituzione della Repubblica Italiana - Art. 9

Serata magnifica venerdì 27 maggio a S. Ambrogio con Tomaso Montanari e Paola Martignetti per il Grande Cortile.

Paola Martignetti, archeologa, ha esposto in modo puntuale e quindi - ahinoi - piuttosto agghiacciante, la situazione dell’area archeologica della Maddalena, dalla quale emerge lo stato di devastazione della necropoli e dell’area circostante il Museo.

Tomaso Montanari è stato poi un fiume in piena!
Docente di Storia dell'Arte Moderna all'Università ‘Federico II’ di Napoli ha un blog su Il Fatto Quotidiano.

Proprio dal blog del Fatto riportiamo la sua presentazione, che dà un’idea piuttosto chiara del personaggio:
“Sono convinto che gli storici dell’arte servano a fare entrare le opere d'arte nella vita intellettuale ed emotiva di chi si occupa di tutt'altro.
Penso anche che l’amore per la storia dell’arte non debba essere un fatto privato (o peggio un’evasione, o un modo per non pensare), ma pubblico e ‘politico’. L’articolo 9 della Costituzione ha, infatti, mutato irreversibilmente il ruolo del patrimonio storico e artistico italiano, facendone un segno visibile della sovranità dei cittadini, dell’unità nazionale, e dell’eguaglianza costituzionale, perché ciascuno di noi (povero o ricco, uomo o donna, cattolico o musulmano, colto o incolto) ne è egualmente proprietario.
Ma tutto questo è assai difficile da capire, perché oggi la storia dell’arte non è più un sapere critico, ma un’industria dell’intrattenimento ‘culturale’ (e dunque fattore di alienazione, di regressione intellettuale e di programmatico ottundimento del senso critico). Strumentalizzata dal potere politico e religioso, banalizzata dai media e sfruttata dall’università, la storia dell’arte è ormai una escort di lusso della vita culturale.”
Montanari
Nella serata, parlando del suo ultimo libro “Le pietre e il popolo” edito quest’anno da Minimum Fax, ha trattato, con estrema lucidità di pensiero, del ruolo del patrimonio artistico italiano al tempo della dittatura del mercato, mettendo l’accento sul degrado non solo fisico ma soprattutto “morale” dello stesso patrimonio artistico.
Citando dalle Verrine di  Cicerone a Dossetti (“la resistenza, individuale e collettiva,  agli atti dei pubblici poteri che violino le libertà fondamentali e i diritti garantiti dalla Costituzione, è diritto e dovere di ogni cittadino”), Montanari ha fatto alcuni interessanti e ironici accostamenti fra il passato e l’oggi.
Ha poi parlato del processo di mercificazione del nostro patrimonio paesaggistico, storico e artistico, iniziato negli anni ’80 del secolo scorso (guarda caso gli anni del riflusso, della Milano da bere, delle feste in discoteca, dei nani e delle ballerine...), delle privatizzazioni e delle Fondazioni degli Enti culturali, del “mito dell’emozione”, abilmente coltivato da alcuni grandi organizzatori di mostre, opportunamente esposte in appositi mostrifici, strutture recuperate con sforzi economici spesso enormi (e pubblici) e che vengono adibite a contenitori di opere messe insieme secondo criteri a dir poco discutibili, che non producono né conoscenza né cultura, ma solo - quando va bene - divertimento e svago, per cittadini non più tali ma ridotti a clienti/spettatori.
Montanari ha giustamente evidenziato che “il patrimonio genera eguaglianza tramite la conoscenza, e quindi democrazia attraverso il sapere critico” e quindi non può essere degradato a strumento di svago e mezzo per “fare cassa”, come invece si sente ripetere sempre di più soprattutto dai nostri politici, con le pagine culturali dei principali giornali che funzionano come inserzioni a pagamento degli “eventi” pubblicizzati.
Mettere insieme, in questo discorso, L’Aquila e Chiomonte, due zone in cui la Costituzione è sospesa, due zone collegate loro malgrado perché, con la metà dei soldi indicati come necessari per la costruzione del TAV, si potrebbe ristrutturare il centro storico dell’Aquila, che ad oggi, dopo ben quattro anni, è sempre un cumulo di macerie, con gli abitanti che continuano a vivere nelle cosiddette “new town”, villaggetti anonimi, spersonalizzati e spersonalizzanti, senza alcuna connotazione fisica e culturale di città e quindi di cittadinanza. 
La forma dello stato si specchia nelle forme delle città: la piazza, i monumenti, i palazzi civici, ecc. Il patrimonio non può essere privatizzato in nome del rendimento economico. Deve essere tutelato e garantito come la scuola, la sanità, la giustizia per permettere la crescita di civiltà. Da qui la necessità di una alleanza forte fra cittadinanza e ricerca, istruzione, paesaggio e patrimonio storico e artistico.
Ringraziamo Tomaso Montanari per la competenza e la passione che mette al servizio della democrazia e speriamo di rivederlo presto in Valle.

Link per rivedere l'intervento alla serata del Grande Cortile:
http://youtu.be/weSNu4YL3_U 

mercoledì 22 maggio 2013

DON ANDREA GALLO IL CORAGGIO E LA COERENZA

Oggi Don Andrea Gallo ha concluso il suo cammino in questo mondo.

Lo ricordiamo nelle molte occasioni in cui è venuto in Valle di Susa per incontrare il Movimento NoTav, l'ultima non molti mesi fa.
Lo ricordiamo mentre canta Bella Ciao con i suoi fedeli dopo la messa, sul sagrato della chiesa.
http://www.youtube.com/watch?v=do5gaOIAPYQ

Lo ricordiamo soprattutto per il suo coraggio, la sua lucidità, la sua simpatia e la sua passione nello stare sempre dalla parte dei deboli, delle persone in difficoltà, delle "persone", dicendo sempre e semplicemente la verità.

Don Gallo è stato un uomo eccezionale e la sua scomparsa lascia un inevitabile vuoto, per fortuna ci restano i suoi pensieri.
Di seguito l'elenco delle sue opere (tratto da Wikipedia):


  • San Giovanni Battista di Vinigo e i suoi fioli de jesia, s.l., s.n., 1993.
  • La chiesa di San Giuliano. Guida storico artistica, Venezia, Edizioni studium cattolico veneziano, 1995. ISBN 88-85351-20-4
  • Poi siamo tutti belli. La Comunità di San Benedetto attraverso le agende di don Andrea Gallo, Roma, Sensibili alle Foglie, 1995.
  • L'inganno droga, Tivoli, Sensibili alle Foglie, 1998. ISBN 88-86323-30-1
  • Il fiore pungente. Conversazione con Don Andrea Gallo, di Fabia Binci e Paolo Masi, Arenzano, O Caroggio, 2000; Milano, Dalai, 2011. ISBN 978-88-662-0070-3
  • Trafficanti di sogni, con altri, Lerici, Ippogrifo Liguria, 2004.
  • Angelicamente anarchico. Autobiografia, Milano, Mondadori, 2005. ISBN 88-04-53593-8
  • Il cantico dei drogati. L'inganno droga nella società delle dipendenze, Dogliani, Sensibili alle Foglie, 2005. ISBN 88-86323-98-0
  • Io cammino con gli ultimi, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2007. ISBN 88-89966-10-6
  • In viaggio con Don Gallo, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2008. ISBN 88-89966-26-2
  • Così in terra, come in cielo, con Simona Orlando, Milano, Mondadori, 2010. ISBN 978-88-04-59654-7
  • Sono venuto per servire, con Loris Mazzetti, Roma, Aliberti, 2010. ISBN 978-88-7424-614-4
  • E io continuo a camminare con gli ultimi, con Federico Traversa, Genova, Chinaski, 2011. ISBN 88-89966-65-3
  • Ancora in strada. Un prete da marciapiede, con Bruno Viani, Genova, De Ferrari, 2011. ISBN 978-88-640-5283-0
  • Di sana e robusta Costituzione, Roma, Aliberti, 2011. ISBN 978-88-7424-789-9
  • Il vangelo di un utopista, Reggio Emilia-Roma, Aliberti, 2011. ISBN 978-88-7424-820-9
  • Se non ora, adesso. [Le donne, i giovani, la liberazione sessuale], Milano, Chiarelettere, 2011. ISBN 978-88-619-0181-0
  • Non uccidete il futuro dei giovani, Milano, Dalai, 2011. ISBN 978-88-662-0232-5
  • La buona novella. Perché non dobbiamo avere paura, Roma, Aliberti, 2012. ISBN 978-88-7424-869-8
  • Come un cane in Chiesa. Il Vangelo respira solo nelle strade, Milano, Piemme, 2012. ISBN 978-88-5662-457-1
  • In cammino con Francesco, Chiarelettere, Milano 2013
Don Andrea Gallo

lunedì 20 maggio 2013

...ANCORA SALONE DEL LIBRO E DAVIDE GRASSO



di Lorenza Ghinelli

YZDZMR151796--330x185Sono giunta al Salone Internazionale del Librovenerdì, verso l’ora di pranzo. Addentrandomi di appena pochi passi al suo interno, la visione dello stand del Movimento per la vita mi ha immediatamente chiuso lo stomaco. Cosa c’entrasse un simile stand con la cultura, e nello specifico con la fiera del libro, ancora non l’ho capito.

In generale mi è sembrata una fiera atipica, in cui il lezzo della crisi era immediatamente percepibile. In questo, la maggioranza degli editori non sembra mostrare pudore né lungimiranza: si punta sul caso del momento, pompandolo a dovere ed esaurendolo per poi rimpiazzarlo. Facendo insomma malaeconomia.
Nonostante questo c’è chi non si adegua e resiste. Alle 13 di sabato, ho avuto il piacere di assistere alla presentazione di un libro importante: New York Regina Underground, scritto da Davide Grasso ed edito da Stilo Editrice.
Davide Grasso alla sua presentazione non c’era.
Il motivo è semplice: è latitante.
La causa per cui è costretto a esserlo è invece assurda, stupida, inconcepibile: la procura di Torino ha ordinato il suo arresto (lo scorso autunno) per essersi macchiato di un crimine evidentemente considerato orribile nel nostro Paese: manifestare e occupare (per circa un’ora) gli uffici della Geovalsusa, azienda legata al cantiere TAV di Chiomonte.
E mentre nel nostro Paese un pedofilo incallito e spietato come il cardinale O’Brien se la cava con uno scappellotto ricevuto dalla mano di Papa Francesco (per poi essere spedito a Mikonos o a San Francisco avendo pure la faccia, diciamo tosta, di avanzare la richiesta di portare con sé un rosario e un chierichetto…), un ragazzo che lotta perché la propria società non puzzi di marcio rischia di essere sbattuto in carcere.
Mentre da una parte il Papa, certamente in ottima fede, tranquillizza i pedofili di tutto il mondo (perché se per un simile crimine si paga lo scotto che pagherebbe un bambino sorpreso con le mani nella marmellata, di certo la pena non è un deterrente), dall’altra c’è uno Stato che educa al terrore della disobbedienza, uno Stato che opprime e perseguita i suoi cittadini rendendoli sudditi quando questi mostrano di trovarsi, e a ragione, in totale disaccordo col suo operato.
Uno Stato che non sa dialogare è un antistato. È una dittatura.
Nella nostra bella Italia Democratica, Berlusconi ha ancora il potere di tenere comizi. Anche se il suo posto non è nelle piazze, ma dietro le sbarre. Eppure, al comizio che ha tenuto a Brescia, il ministro dell’Interno e vicepresidente del consiglio dei ministri Angelino Alfano ha avuto la faccia, diciamo sempre tosta, di partecipare scodinzolando. E sempre nella nostra bella Italia c’è chi Berlusconi vorrebbe farlo addirittura costituzionalista. Quel che è peggio, è che nella nostra bella Italia tutto questo ci sembra normale. Ma se una donna incensurata ruba un pezzo di formaggio e un tozzo di pane per fame, per lei non c’è pietà.
E se uno scrittore manifesta per difendere il suo diritto a restare umano, per lui non c’è pietà.
Basta questo a renderci criminali, tutti: contingenze e lotta.
Ma andiamo con ordine perché quello che vorrei fare è raccontarvi quel che è successo sabato durante la presentazione del romanzo di Grasso.
Le veci dell’autore le ha egregiamente fatte Girolamo De Michele, ovviamente si è parlato del libro, ma altrettanto ovviamente, con tutte le premesse che ho riportato sopra, non poteva limitarsi solo a quello. Allo stand Puglia, verso le 13, ha cominciato ad affluire tanta bella gente (basta sorvolare sulla polizia in borghese), pronta ad ascoltare Girolamo che ha saputo introdurci e accompagnarci per mano nella New York Regina Underground di Davide Grasso.
L’editore ha sentito la necessità di precisare che al momento della pubblicazione di questo romanzo si trovava completamente all’oscuro delle “delicatissime implicazioni giudiziarie” di Grasso. Precisa inoltre di averle apprese da pochissimi giorni. Ovviamente non spetta a me dire se sia vero o non vero, e per la verità non me ne frega nulla. Quello su cui invece mi interessa riflettere è altro: c’era bisogno di precisarlo? E se sì, perché? A pensarci lucidamente l’unico motivo è la paura. Soprattutto quando si è editori piccoli, che pubblicano libri coraggiosi e che ogni giorno faticano a tirare avanti. Resto fermamente convinta però che si tratti solo di paura. E se abbiamo paura allora vince la mala Italia. Vince la prepotenza che ci vuole unicamente asserviti e muti, eternamente consenzienti come pupazzi scemi.
Io non credo che ci fosse bisogno di specificare di essere o meno a conoscenza delle “delicatissime implicazioni giudiziarie” di Grasso.
Manifestazione-NO-TAV-anarco-insurrezionalista-valsusina-2Ma andiamo avanti. La presentazione è iniziata e Girolamo ci ha condotti nell’anima del libro, nelle sue motivazioni profonde, e avendolo anche recensito non spetta a me indagarne l’aspetto letterario. Quindi proseguo raccontando l’intervento successivo di Marco Phillopat, le prime parole che ha pronunciato sono state queste: «Sono io Davide Grasso», e il concetto è proprio questo. La vicenda che ha toccato Davide tocca tutti. Tutti siamo Davide Grasso.
Marco ha sottolineato un fatto fondamentale: questo è un libro di parte, «Dalla parte degli sfigati di New York, quindi puttane, drogati, rovinati, barboni, ubriachi, precari…» e che il linguaggio che Grasso usa è un linguaggio nato e maturato all’interno dei movimenti sociali, il linguaggio di chi lotta, di chi vuole capire e di chi è disposto a mettersi contro, quando serve. Ed è stato proprio Marco Philopat a ricordare a tutti l’importantissima raccolta di firme che troverete qui, assieme agli approfondimenti che riguardano le “delicatissime implicazioni giudiziarie” dell’autore.
Davide Grasso è stato comunque presente non solo come simbolo, ma anche attraverso le sue stesse parole. Ha infatti consegnato ai suoi compagni una lettera scritta di suo pugno affinché venisse letta lì, in quel momento, per tutti noi. Una lettera ironica e amara «Scusate la mia assenza ma in questo periodo sono molto ricercato…», ma soprattutto lucida e affilata. Una lettera politica di chi non rinuncia a esistere e a lottare.
Dalla letteratura siamo quindi inevitabilmente e necessariamente approdati al sociale e alla piaga della TAV.
È stato a questo punto che la responsabile dello stand si è sentita in dovere di precisare che nel loro spazio ospitano eventi che amano concordare prima. In sostanza, parlare di movimento No Tav non era stato concordato. Eppure l’elettricità che c’era nell’aria era bella, eppure si stava parlando esattamente di ciò di cui era urgente parlare. Ciò da cui non si può prescindere se si parla di un libro scritto da Davide Grasso e in cui Davide Grasso non c’è, non ci può essere, in quanto latitante.
La responsabile ha cortesemente invitato a rientrare nei binari (perdonatemi il gioco di parole ma era irresistibile) e ha ricordato che nel loro stand avremmo potuto trovare fantastici libri sulla Puglia.
La Puglia è fantastica, si sa. È fantastica anche la Val di Susa.
E dopo il discorso della responsabile si è alzata Nicoletta Dosio, che con sguardo basso ma testa mai china mi ha commosso per la forza, la determinazione e il coraggio con cui difende la causa No Tav. «La Valle di Susa non è solo una dimensione geografica, ma è diventata una dimensione storica e morale. La nostra lotta che dura da trentadue anni è proprio contro questo mondo disumanizzato, fatto di grandi interessi, di grandi solitudini e di grandi ingiustizie, la lettera di Davide dice bene tutto questo, come lo dice il suo libro».Nicoletta ha sottolineato con forza come il movimento No Tav sia un movimento culturaleche si oppone con forza agli abusi e ai soprusi a cui siamo sottoposti. In Val di Susa lottano per un futuro migliore «Noi abbiamo imparato a riconoscere l’arbitrio contro cui lottiamo giorno dopo giorno, è l’arbitrio delle istituzioni che stanno dalla parte dei potenti, è l’arbitrio delle grandi opere che distruggono i territori dove le persone vivono, e dove vivono alberi e animali». Libertà liberazione e cultura, come ricorda Nicoletta, sono valori inscindibili «Perché il pensiero, insieme all’azione, è davvero l’elemento che spinge a cambiare il mondo».
Ma soprattutto credo che il punto cruciale, il motivo delle violente repressioni che colpiscono gli abitanti della Val di Susa e tutti i militanti No Tav, emerga vivido dalle parole di Nicoletta: «Noi, in tutti questi anni, abbiamo acquisito grandissimi valori e grandi socialità. Anche la Valle era un luogo dov’era difficile vivere. Ma la lotta ha ricreato, ha creato dal nuovo, la storia del passato, quella della nostra Resistenza. Ha creato legami nuovi, ha creato legami indissolubili, ha annullato le differenze generazionali, perché chi ci è vicino in questa lotta è nostro figlio, è nostro fratello, è quello con cui vogliamo condividere una vita diversa e con cui vogliamo costruire un mondo nuovo».
Credo sia soprattutto per questo che il movimento No TAV viene criminalizzato. Per questo lo “Stato” ha distrutto anche l’ultimo presidio che sovrastava gli scavi. Perché i militanti, questi “criminali”, non tollerano che i boschi vengano indiscriminatamente rasi al suolo«per fare deserti di cemento, per strappare alle viscere della terra amianto e uranio, e tutto questo è il segno di quanto sia arrogante e intollerabile un potere che fa della vita umana e della natura merce vile da vendere e buttare quando non serve più»
Al Salone del Libro di Torino il posto di Grasso non era vuoto. La sua assenza urlava.