SOLIDARIETA' CONCRETA

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martedì 28 gennaio 2014

SOLIDARIETA' CONCRETA


COLPEVOLI DI DIFENDERE LA NOSTRA TERRA E I BENI COMUNI.
CHIEDIAMO A TUTTI UN APPOGGIO E UNA SOLIDARIETA’ CONCRETA.
Il tribunale ordinario di Torino, sezione distaccata di Susa, in data 7/1/2014 depositata in data 14/1/14 ha sentenziato: "dichiara tenuti e condanna Alberto Perino, Loredana Bellone e Giorgio Vair, in solido tra di loro, al pagamento a parte attrice [LTF] di euro 191.966,29 a titolo di risarcimento del danno;" oltre al pagamento sempre a LTF di euro 22.214,11 per spese legali, per un importo totale di euro 214.180,40. La causa civile era stata intentata da LTF perché a suo dire gli era stato impedito di fare in zona autoporto di Susa il sondaggio S68 la notte tra l’11 e il 12 gennaio del 2010. I sondaggi S68 e S69 erano inutili e infatti non sono mai stati fatti né riproposti sia nel progetto preliminare sia nel progetto definitivo presentato per la tratta internazionale del TAV Torino – Lyon.
Quella notte, all'autoporto centinaia di manifestanti erano sulla strada di accesso all'area per impedire l'avvio del sondaggio. La DIGOS aveva detto che non sarebbero arrivate le forze di polizia per sgomberare il terreno dai manifestanti ma che sarebbero venuti gentilmente a chiedere di poter fare il sondaggio, se avessimo rifiutato se ne sarebbero andati. E così avvenne. 
Poi si scoprì che era una trappola per tagliare le gambe ai NO TAV con una nuova tecnica: richiesta di danni immaginari per centinaia di migliaia di euro a carico di qualche personaggio del movimento.
LTF aveva nascostamente stipulato un contratto di utilizzo di due aree di circa 150 mq cadauna, mai registrato, con la CONSEPI spa, che vantava un diritto di superficie sull’area di proprietà del comune di Susa per una cifra completamente folle: 40.000 euro per i primi quattro giorni e 13.500 euro al dì per i giorni successivi per un totale dichiarato di 161.400 euro IVA compresa. Questo contratto serviva solo per gonfiare i costi e quindi la richiesta di danno. In merito la CONSEPI SPA nella relazione di bilancio 2010 scriveva testualmente:
“Si tratta di una vicenda a tutti ormai ben nota e che risale ad un periodo nel quale l’attività dei corsi di guida sicura di Consepi, rivolti soprattutto ai ragazzi neopatentati erano al amassimo del loro svolgimento.”  ….“La Società interpellata dalla stessa Prefettura oltre che da LTF, fece chiaramente presente tali considerazioni chiedendo un rinvio di qualche settimana dei sondaggi, rimarcando il fatto che se questi fossero stati procrastinati l’onere per LTF sarebbe stato di gran lunga inferiore a quelli che contrattualmente si assumevano.”  …. “L’onere sopportato da LTF deriva pertanto dal fatto che quest’ultima e la Prefettura, nonostante le esplicite richieste di rinvio di Consepi, sono state irremovibili sulle date dei sondaggi.” 
Infatti LTF aveva stipulato con la CONSEPI, in violazione di ogni principio di buon andamento della gestione dei fondi pubblici, una scrittura privata per accedere ai predetti terreni, sborsando ben 161.400 euro alla stessa CONSEPI per avere in concessione un terreno di pochi metri quadrati già oggetto di una autorizzazione amministrativa per occupazione temporanea a costo quasi zero, come prevede la legge italiana sugli espropri ed occupazioni temporanee.
Il fatto che sia del tutto ingiustificata la somma pagata da LTF a CONSEPI è sancita in modo inequivocabile anche dalla Commissione Europea che, come confermato dall’OLAF (Ufficio antifrode europreo) rispondendo ad una nostra segnalazione in merito, con la lettera Prot. N° OF/2010/0759 in data 29/10/2013 affermava che “La Commissione Europea non ha pagato le spese in quanto non ammissibili”
Il fatto che tutta l’inutile campagna di sondaggi di inizio 2010 fosse solo un colossale bluff per dire all’U.E. che i lavori erano iniziati, è testimoniato dal fatto che dei 34 sondaggi previsti ne furono effettuati soltanto 5 per una lunghezza complessiva di metri lineari 243 rispetto ai 4.418 metri lineari previsti.

Ora gli avvocati del movimento presenteranno appello, ma essendo una causa civile, se LTF pretende il pagamento immediato, occorrerà pagare al fine di evitare pignoramenti o ipoteche sui beni delle tre persone condannate al risarcimento.
Il MOVIMENTO NO TAV non ha le possibilità economiche per fare fronte a queste pretese. Tutto questo è stato concertato e messo in atto solo al fine di stroncare la nostra lotta.
Non a caso sul quotidiano “La Stampa” del 22 settembre 2010, poco prima dell’inizio della causa, si leggeva “Il ricorso alla causa civile contro i No Tav potrebbe così diventare uno strumento di dissuasione che i soggetti incaricati della progettazione o dell’esecuzione dei lavori potrebbero utilizzare per contenere la protesta”.
Il MOVIMENTO NO TAV sta già sostenendo un pesantissimo onere per le difese legali, a cui si aggiunge questa batosta tremenda, che da solo non può sopportare. Per questo, con molta umiltà, ma altrettanta dignità e fiducia,  chiede a tutti quelli che ci dicono: “Non mollate!”, “Siete l’unica speranza di questo Paese”, “Resistete anche per noi” di dare un concreto appoggio aiutandoci economicamente in modo che possiamo resistere ancora contro questo Stato e questi Poteri Forti e mafiosi che ci vogliono per sempre a cuccia e buoni.
Ci sono più di 400 persone indagate per questa resistenza contro un’opera imposta, inutile e devastante sia per l’ambiente sia per le finanze di questo Stato e che impedisce di fare tutte le altre piccole opere utili.

ANCHE UTILIZZANDO QUESTI SPORCHI MEZZI NON RIUSCIRANNO A FERMARE LA RESISTENZA DEL POPOLO NO TAV.
Aiutateci a resistere, grazie.

MOVIMENTO NO TAV

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lunedì 27 gennaio 2014

RITORNA LA MONTAGNA DI LIBRI 2014!


A circa 5 mesi dalla prossima terza edizione della Montagna di Libri contro il Tav riapriamo con questo articolo di Gabriella Tittonel sul terzo volume delle Ed.Tabor
E se accadesse davvero? L’incredibile manoscritto ritrovato in Valsusa
“… Se tu il vorrai, potrai per quel sentiero / giungere al loco che darà recetto / al peggior spregio de lo mondo intero. / Si va parando il sito maledetto / in cui si puniranno un dì coloro / che perderan passione ed intelletto. / Tu del saper che lo disir dell’oro / presto conquisterà l’umani affanni / tanto da ruinar senno e decoro: /  una bieca masnada di tiranni / non curerà se per la sua mercede / a la terra imporrà nefasti danni…..”
Così recita il canto trentesimo terzo bis, contenuto in un incredibile manoscritto nel quale il sommo poeta Dante afferma di scorgere, attraverso una fessura, diavoli  all’opera per allestire una nuova zona  dell’inferno, il cerchio nono, dove saranno sistemati i traditori della natura e della specie.
Un manoscritto che si vorrebbe ritrovato in Valle di Susa, alla Sacra di san Michele, e scritto nel corso di un viaggio che Dante avrebbe fatto nel nostro territorio. Un manoscritto poi ritrovato ai nostri giorni e particolarmente illuminante su una situazione che in Valle si sta vivendo, quella della vicenda legata all’alta velocità ferroviaria.



Questa la storia narrata nel libro edito dalle Edizioni Tabor “Dante Alighieri – Inferno – Canto XXXIII bis – L’INCREDIBILE MANOSCRITTO RITROVATO IN VALSUSA”, un libro che sta suscitando vivo interesse e che ha visto una sua particolarissima presentazione da parte dell’Associazione ArTeMuDa, di Renato Sibille e Roberto Micali, nei panni di Pancrazio e di Orso,


attori che hanno narrato con toni estremamente piacevoli e coinvolgenti di questa fantasiosa vicenda, nata dalla mente vivida ed eclettica dell’avvocato Filippo Mollea.






Nel libro situazioni e personaggi si svelano tra i versi, consegnando ai lettori momenti di sana allegria ma anche di attenta revisione di quanto sta accadendo per ora nella valletta della Clarea, fra Chiomonte e Giaglione, ma che potrebbe tra breve coinvolgere zone ad alta densità di popolazione e con gravi problematiche ambientali da risolvere.
Su questa volontà di costruire la grande ed inutile opera ferroviaria il novello Dante prevede futuri castighi nel nono girone dell’inferno: “….Si puniran quei che per l’irte calli – / mi disse il Duca, – di tra i lecci e i pini / violenza impiegheranno in quelle valli; / difenderai gli illeciti confini / posti per fare luogo ai distruttori / cacciando di lor terra i valsusini; / per simular l’inizio dei lavori / vigne e terreni occuperanno armati / fingendo scavi di finti trafori…”
Queste alcune delle punizioni che rimandano all’antico affresco che a Giaglione, alla borgata di Santo Stefano narra delle virtù e dei vizi, quasi un presagio di come l’umana specie continui a sentire il fascino del male, un tempo circoscritto alla vita quotidiana dell’uomo ed ora  diventato consapevolezza che altrettanti gravi peccati siano quelli che si perpetrano ai danni dell’ambiente.
Giustamente soddisfatto è il Direttore della Casa Editrice Tabor, il giovane Daniele Pepino, promotore a Ramat della Libera Biblioteca delle Alpi Tabor – Valle di Susa. Una biblioteca che rappresenta un prezioso spazio di conoscenza, approfondimento per gli abitanti della zona e non solo e che vede in bella vista anche i primi tre libri della novella casa editrice: con il libro del manoscritto di Dante, vi sono infatti “Fra Dolcino e Margherita – Tra messianesimo egualitario e resistenza Montanara” di Tavo Burat e “Escartoun” – La Federazione delle libertà –Itinerari di autonomia, eresia e resistenza nelle Alpi Occidentali – di Walter Ferrari e Daniele Pepino.
Il primo libro guarda ad una civiltà alpina non rassegnata a estinguersi, decisa a resistere all’omologazione di un falso progresso  che altro non è che la prosecuzione del colonialismo di cui è vittima la montagna da parte dei poteri economici metropolitani, mentre il secondo guarda ala vicenda degli escartoun, popolazioni che con il trattato di Utrecht del 1713 vedono la loro identità divisa e smembrata.

Gabriella Tittonel 08.01.14